Alla Prefetta di Trapani Filippina Cocuzza
Al Presidente dell’Ars Gaetano Galvano
Al Sindaco di Campobello di Mazara Giuseppe Castiglione
Al Sindaco di Castelvetrano Enzo Alfano
Scriviamo per manifestare la nostra preoccupazione e il nostro dissenso in merito al trattamento delle persone attualmente dimorate nell’insediamento antistante Fontane D’Oro, cui è stato comunicato di dovere lasciare l’unica soluzione abitativa – se così si può definire – paradossalmente indicata pochi giorni prima dalle istituzioni stesse.
Come è a voi noto, lo scorso 24 maggio un’ottantina di persone che abitavano (1) nell’insediamento informale presso l’ex-cementificio, situato tra Castelvetrano e Campobello di Mazara, sono state sottoposte a sgombero con un’enorme quanto non annunciata operazione delle forze dell’ordine coordinata dalla Prefettura di Trapani. L’unica alternativa, prospettata solo a chi era in possesso di un permesso di soggiorno (circa la metà degli e delle abitanti), è stata quella dei moduli abitativi donati dall’UNHCR, rimasti montati (seppur privi di letti, pannelli solari e base sul pavimento per isolare in caso di pioggia) dal periodo della raccolta delle olive 2022, durante il quale era stato istituito l’insediamento gestito dalla Croce Rossa, destinato all’alloggio temporaneo dei braccianti stagionali.
Una settimana fa è stato disposto un ulteriore preavviso di sgombero di Fontane D’Oro, “entro” l’11 giugno, ossia di quella che doveva essere l’alternativa temporanea per una parte delle persone sgomberate dalla ex-Calcestruzzi. Il preavviso di sgombero non è stato notificato alle singole persone e non ci risulta che i servizi sociali dei due Comuni, né del SERD di Castelvetrano, siano stati allertati e chiamati sul posto, a fronte di condizioni socio sanitarie così gravi, in particolare (ma non solo) per le donne lì presenti.
Innanzitutto troviamo inaccettabile che sia avvenuta una tale violazione dei diritti delle persone che risiedevano presso l’Ex Cementificio, specie in assenza totale di un’effettiva presa in carico e un’adeguata informativa, senza prevedere mediatori, né il coinvolgimento delle associazioni che da anni operano sul territorio soprattutto ai fini di un supporto legale e sociosanitario, nonché nella definizione di una soluzione abitativa rispondente alle differenti situazioni, volontà e condizioni di salute degli e delle abitanti del ghetto, che sino ad oggi ha portato a numerosi inserimenti nel circuito della seconda accoglienza e alcuni inserimenti in comunità di recupero, uno dei quali è avvenuto sotto il coordinamento del SERD di Castelvetrano e ha previsto il nostro accompagnamento di una giovane fuori Regione per mancanza di comunità a doppia diagnosi per donne in Sicilia. Le differenti tipologie di supporto da parte delle associazioni sono avvenute a fronte di una totale assenza delle istituzioni in un territorio, come quello di un ghetto, quanto mai complesso.
Ci preme sottolineare, poi, come, in queste settimane, le persone sgomberate dell’ex cementificio e orientate a Fontane d’Oro siano state lasciate, di fatto, sole dalle stesse istituzioni locali che hanno deciso l’ulteriore precarizzazione delle loro vite, se non si considera il parco intervento dei volontari della Croce Rossa e la distribuzione di cibo una volta al giorno, impedendo alle persone di prepararsi da sole il cibo per mancanza di cucina idonea. Ancora una volta, sono state le associazioni a farsi carico di un minimo sostegno alle persone sgomberate e a quelle presenti a Fontane d’Oro. Tutto ciò a fronte dell’ordinanza di sgombero del sindaco di Castelvetrano che prevedeva l’impegno delle istituzioni “ad indirizzare in strutture adeguate gli occupanti aventi diritto all’accoglienza” in attesa di una sistemazione definitiva.
Si ricorda che a settembre 2022, a seguito della manifestazione organizzata a Campobello di Mazara da lavoratori e associazioni, conclusasi proprio di fronte a Fontane d’Oro, una delegazione di lavoratori è stata ricevuta dalla Prefetta e dal Questore di Trapani. Le istituzioni avevano assicurato che avrebbero preso in considerazione le richieste portate al loro tavolo. Queste assicurazioni riguardavano anche il destino di Fontane d’Oro, rispetto al quale i lavoratori e le associazioni avevano fatto delle proposte di utilizzo e gestione partecipata (2). Se Prefettura e istituzioni locali avessero lavorato in ascolto e coinvolgendo nella partecipazione le persone direttamente interessate, nonché le associazioni che da anni sostengono lavoratori e abitanti del ghetto, non si sarebbe arrivati a questa situazione. L’ennesimo utilizzo emergenziale di Fontane d’Oro e, soprattutto, il prossimo sgombero delle persone da quest’ultimo confermerebbero invece il totale disinteresse da parte delle istituzioni ad aprire e mantenere un dialogo attivo.
Si ribadisce che le persone che abitano l’insediamento informale versano in uno stato di forte vulnerabilità dopo anni di vita in un ghetto che non ha luce, acqua, servizi igienici né niente di quel che viene considerato il minimo per una vita dignitosa. Da anni tentiamo di portare all’attenzione pubblica la grave situazione di dipendenza di molte delle persone dell’insediamento, al fine di attivare politiche adeguate e per la quale non è stata fatta alcuna azione da parte delle istituzioni di reale presa in carico di persone con dipendenze gravi. Abbiamo più volte evidenziato l’insalubrità del luogo, che dovrebbe essere oggetto di bonifica a causa dell’ingente presenza di amianto sgretolato estremamente nocivo sia per le persone che vivono all’ex cementificio che per la popolazione tutta dei due Comuni.
Vogliamo dunque confermare quanto detto da anni e sottolineare come qualsiasi sgombero costituisca una grave violazione dei diritti umani, e come questo in particolare sia stato fatto in evidente violazione degli obblighi internazionali e senza rispettare alcuna delle garanzie procedurali in materia di sgomberi (3). Inoltre, la narrazione demonizzante e stigmatizzante nei confronti di chi vive nei ghetti e lavora a diverso titolo nell’ambito dell’economia informale, perché non ha altra scelta, ha come unico effetto quello di criminalizzare ulteriormente le persone invece di gettare le basi per supportarle nella ricerca di alternative al loro stesso sfruttamento. Un ulteriore sgombero sarebbe l’ennesima azione legittimata dal solito spauracchio ideologico della promozione della “sicurezza del territorio”, che non fa che produrre l’ulteriore vulnerabilità e marginalizzazione delle persone che la subiscono, come sappiamo dai risultati di questi 10 anni di sgomberi sistematici.
Chiediamo alle autorità locali di bloccare lo sgombero di Fontana d’Oro, e di impegnarsi invece a trovare soluzioni sostenibili che rispettino i diritti umani di coloro che vivono nell’insediamento informale. Chiediamo un dialogo aperto e costruttivo tra le parti coinvolte, con la partecipazione delle persone interessate e delle organizzazioni della società civile, al fine di identificare alternative rispettose. Restiamo disponibili ad un confronto con le istituzioni coinvolte al fine di scongiurare il rischio di un ulteriore sgombero senza che siano prese in carico quantomeno le situazioni di più grave vulnerabilità e rappresentata a tutti un’alternativa abitativa.
08.06.2023
Sportello Sans-Papiers di ARCI Porco Rosso
Ass. Coordit – progetto Re-Agire
Le consigliere di Campobello di Mazara – Liliana Catanzaro e Carla Prinzivalli
Aps Rosa Balistreri
Contadinazioni-FuoriMercato
Casa del Mutuo Soccorso FM Sicilia
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(1) L’ordinanza del Sindaco di Campobello ne indica 62, di cui 31 con permesso di soggiorno.
(2) Il dossier con le proposte è consultabile al link: https://www.fuorimercato.com/agroecologia-lavoro-migrante/404-le-nostre-braccia-i-nostri-diritti-il-documento-rivendicativo-su-agricoltura-lavoro-abitare.html
(3)Individuate dal Comitato sui Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite, in parte fatte proprie dal Decreto Minniti (legge 48/2017).