I giovani porcə

Le attività dei giovani porcə nascono sotto forma di doposcuola durante il secondo lockdown alla fine del 2020. In questo periodo, per una decina di ragazzi e ragazze dell’Albergheria, viene meno la possibilità di accedere ai servizi di accompagnamento allo studio offerti dalle organizzazioni di quartiere, chiuse per via dell’emergenza sanitaria.

Alcune attiviste del Porco Rosso, quindi, hanno organizzato online e, appena possibile, nei locali del circolo, due incontri pomeridiani a settimana per permettere ai ragazzi e alle ragazze di continuare a ricevere un sostegno ai compiti continuativo e gratuito, colmando così un vuoto lasciato dalle istituzioni.

Chi ha usufruito del doposcuola infrasettimanale ha tra gli 8 ai 13 anni, frequenta le scuole elementari e medie di Ballarò e rientra nella categorie di “italianə di seconda generazione” e/o “italianə senza cittadinanza”. In alcuni casi, si tratta di figli e figlie (biologicə o affidatariə) di utenti dello Sportello Sans-Papiers.

Con il rilassarsi delle restrizioni sanitarie e la riapertura dei doposcuola di quartiere, abbiamo deciso di trasformare il doposcuola in attività sganciate dai programmi scolastici e spostate al sabato pomeriggio.

Di seguito, le compagne che portano avanti questo bellissimo e vitale intervento descrivono l’approccio adottato e quanto appreso finora.

La scelta del sabato non è casuale: abbiamo optato per il weekend perché desideriamo svincolare noi (e lə giovani porcə) dalle dinamiche produttiviste che investono sia il mercato del lavoro che la scuola: in altre parole, il mondo dei grandi e quello dei piccolə.

Il nostro obiettivo è infatti creare uno spazio di sviluppo e apprendimento non finalizzato al rendimento scolastico: con lə giovani porcə vogliamo costruire una comunità di cura reciproca, percorsi di esplorazione e scoperta critica di sé, dell’altrə e di ciò che ci circonda, uno spazio di libertà dalle dinamiche di razza, classe e genere. Un luogo in cui, per almeno qualche ora, vengono meno i processi di adultificazione tipici dellə giovani che vivono in famiglie con vissuto migratorio, che spesso si ritrovano a fungere da ponte linguistico-culturale tra il paese “ospite” e i genitori.

Una volta identificati questi obiettivi, però, abbiamo anche stabilito di co-progettare con i giovani porcə, di volta in volta, le attività da svolgere nel corso dei nostri incontri. Queste infatti si basano da una parte su bisogni contingenti, sulle relazioni che si vanno intessendo tra e con loro, su piccoli e grandi eventi che segnano la nostra vita quotidiana personale, scolastica e professionale, e dall’altra parte su bisogni più profondi, che emergono dalle nostre esperienze presenti e passate e dai nostri desideri futuri.

La co-progettazione delle attività deriva dalla profonda convinzione che lo spazio che abbiamo creato dipenda dalla partecipazione di ogni singolo membro del gruppo. Sebbene i ruoli e le responsabilità siano diverse tra le attiviste adulte e le componenti più giovani, abbiamo scelto di mettere tuttə al centro, adottando un approccio orizzontale che abolisce la logica gerarchica assistenzialista e che dà a tuttə lo spazio per condividere sensazioni, emozioni, idee, esperienze e conoscenze.

Nel corso dell’ultimo anno, abbiamo passeggiato al mercato dell’usato dell’Albergheria, ascoltando il punto di vista dei ragazzi e delle ragazze sulle dinamiche di un quartiere imposto dalle proprie condizioni socio-economiche e non scelto come luogo di militanza. Abbiamo chiacchierato con docenti che ci hanno ricordato che la scelta della scuola non va subordinata all’opportunità lavorativa; con psicologhe che ci hanno spiegato come funziona il lavoro di chi fa terapia; con mediatori culturali e utenti dello Sportello Sans-Papiers che hanno raccontato il loro lavoro e il loro viaggio verso l’Europa; con una compagna dell’Assemblea femminista* che ci ha parlato della comunità LGBTQ+.

Abbiamo scoperto insieme cosa significa fare il consigliere comunale, visitato la bottega di Libera contro le mafie, partecipato a un laboratorio di ceramica e a uno di sana alimentazione. Abbiamo avviato insieme a un’esperta un corso di educazione sessuale e affettiva per parlare di sessualità e relazioni e non solo della prevenzione delle MST. Abbiamo anche iniziato una corrispondenza con minori stranieri non accompagnati perlopiù siriani che vivono in Belgio.

Contestualmente, noi “grandi” abbiamo avviato un percorso più ampio, volto a identificare una rete di istituzioni, servizi e organizzazioni con cui lə giovani porcə e le loro famiglie si interfacciano – o non si interfacciano: scuola, docenti, servizi di supporto psicologico, doposcuola e organizzazioni per lo sport popolare, ludoteche, parchi. L’obiettivo non è sostituirci alle famiglie, ma ascoltare e cercare di rispondere anche e soprattutto ai bisogni di queste ultime, mettendole in relazione con chi può fornirgli il supporto necessario. In primis, ovviamente, lo Sportello Sans-Papiers.

Nella relazione che cerchiamo di intessere con le famiglie dei giovani porcə stabiliamo come unico limite quello di non inserire i ragazzi e le ragazze nei discorsi “da adulti”, specie nel ruolo di interpreti. Nel nostro piccolo, infatti, rifiutiamo l’iper-responsabilizzazione linguistico-culturale dei ragazzi e delle ragazze, che spesso finiscono per essere mediatori tra le istituzioni e le famiglie per mancanza di servizi preposti.

Il percorso che andiamo costruendo, sabato dopo sabato, non è lineare e non è unilaterale. Si sta ramificando e approfondendo via via che si ramificano e si approfondiscono le nostre relazioni, a mano a mano che lanciamo nuove proposte, soddisfiamo le nostre curiosità e scopriamo nuovi interessi. Prende strade nuove mentre tuttə noi, grandi e piccolə mettiamo in discussione le nostre convinzioni e capiamo di essere bravə ad ascoltare gli amici e le amiche, a dare e ricevere consigli, a scrivere in italiano, ad occuparci del nostro ambiente e a coltivare piantine di avocado. E ovviamente è un percorso fatto anche e soprattutto di balli, di schiamazzi, di risate a crepapelle, di sessioni di stretching improvvisate a piazza Magione, di pizze al giardino di Handala e di tante merende. Alcune a base di sfogline, altre a base di biscotti al miele e riso jollof.

 

Giulia Calandra e Ilaria N. Brambilla

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