La cura collettiva può essere un rito?

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Tra la timidezza e lo slancio del gioco, si vedono mani che producono suoni, corpi che si muovono nello spazio e voci che si sovrappongono, sussurrando o scandendo a bocca decisa, versi di tenerezza radicale…

«tenerezza radicale […] è sostenere il peso di un altro corpo come fosse il tuo»

«tenerezza radicale è vivere l’amore effimero
e inventare altre temporalità»

«tenerezza radicale è non insistere nell’essere al centro dell’attenzione
è avere una visione periferica: è credere in ciò che non è visibile»

«è dissentire con massimo rispetto
…transitare in spazi che non capisci»

«tenerezza radicale è condividere sogni, pazzia
sintonizzare, non solo empatizzare»

«è attivare la memoria sensoriale
è riconoscere l’altrx attraverso il suo odore
[…] è accarezzare le spine».

In un paio di newsletter fa vi abbiamo parlato del progetto Erasmus+ A.M.E. (Artivismes Migratoires Européens), che ambisce a rimettere al centro le pratiche artistiche decoloniali e transfemministe.

Ecco, i frammenti poetici appena condivisi sono parte della proposta di laboratorio – “Letture di cura” – pensato per gruppi/collettivi che lavorano nel sociale e che hanno interesse a portare avanti un percorso di cura collettiva e supporto reciproco tra lx lavoratricx/attivistx/militantx, nel riconoscimento e nella consapevolezza che questo tipo di lavoro incide in maniera significativa sul benessere psicofisico individuale e collettivo. In “Letture di cura”, l’idea è quella di creare una temporalità lenta in cui scoprire e attraversare un testo – in questo caso Tenerezza Radicale dellx artistx Dani D’Emilia e Daniel B. Chávez – per restituirlo, come ofrenda, in dono, alle persone con cui si condivide un percorso. Il tutto nel recupero della pratica, ormai persa, della lettura collettiva ad alta voce e nella riappropriazione di una dimensione rituale.

Questa è solo una delle proposte di laboratorio che abbiamo ideato per il progetto Erasmus + A.M.E. e che abbiamo sperimentato al Porco Rosso tra giovedì 21 e domenica 24 settembre, insieme alle nostre compagne e colleghe delle associazioni Camera Lucida e Otratierra Escola de Artivismos, sbarcate a Ballarò per l’occasione.

Dopo questi giorni insieme tra esercizi di cura e riflessioni sulla decolonialità, il nostro lavoro continua nell’idea di realizzare una pubblicazione online, liberamente accessibile e in Creative Commons, che racchiuda questa e le altre proposte laboratoriali come strumenti pedagogici e politici per chiunque voglia sperimentare nel proprio contesto di lavoro, militanza, associazionismo. 

Vi terremo aggiornatx! 

[immagine a cura di Maghweb]

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