La Cassetta pedagogica di A.M.E.

Durante l’ultimo anno abbiamo ha portato avanti, insieme alle associazioni francesi Camera Lucida e Otratierra, un progetto europeo nel quadro del programma Erasmus+ da titolo “”A.M.E. Artivismes Migratoires Européens / Artivismi Migratori Europei”. L’obiettivo principale del progetto è stato affrontare il processo di formazione per adult* attraverso strumenti pedagogici artivisti e l’affermazione di valori e pratiche di cittadinanza decoloniali, considerando la diversità culturale, linguistica, di origine, di memorie, di conoscenze, di generi, di sessualità, delle persone che attualmente risiedono sul territorio europeo.

Il lavoro congiunto ha condotto alla pubblicazione di una “cassetta pedagogica” disponibile in libero accesso sotto forma di PADLET, in italiano e in francese. Gli obiettivi sono stati incoraggiare la presa in considerazione della cura di sé e del collettivo, rendere visibili le conoscenze, raramente riconosciute, create negli spazi associativi e basate sulle pratiche e l’impegno dei volontari, ripensare e stimolare le pratiche di cittadinanza europea contemporanee. La nostra cassetta pedagogica contiene 8 esercizi, pensati specialmente per coloro che lavorano con persone in migrazione, elaborati dal gruppo di lavoro e poi testati e affinati grazie al contributo delle persone volontarie che hanno partecipato alla fase di sperimentazione che si è svolta al Porco Rosso lo scorso settembre. Ad accompagnare gli esercizi, un corpus teorico che consente di approfondire il quadro di riferimento in cui si inseriscono e si basano gli esercizi, con una breve bibliografia per ulteriori approfondimenti.

Video di presentazione del progetto A.M.E. (in francese)

Si è trattato di un progetto intenso, che ci ha interrogato sulle nostre pratiche quotidiane e che ha cercato di far emergere, oltre alle attività e all’esperienza delle tre associazioni, una visione e l’invito al dialogo con altri soggetti, nei nostri due Paesi e oltre. Questa visione ha preso corpo nel Manifesto pedagogico di AME che vi lasciamo qui di seguito.

MANIFESTO PEDAGOGICO

Ogni pedagogia tiene insieme una serie di pensieri, problemi, desideri e bisogni inerenti ai processi educativi.

Per AME pedagogia è innanzitutto l’innesto tra pratiche e teorie per un educarsi reciprocamente, in tutte le fasi della vita, attivando un moto perpetuo e circolare tra Unlearning e Learning. Ovvero tra la necessità di disimparare i privilegi coloniali, che gerarchizzano le conoscenze e riproducono meccanismi di emarginazione, e il desiderio di imparare altre forme di emancipazione accessibili a tutt*, che contribuiscano a creare società più eque e più giuste. 

In particolare AME si concentra sulla possibilità di ripensare la cittadinanza europea, lavorando all’innesto tra il pensiero decoloniale e le pratiche artiviste, per invertire la rotta, contribuendo a decostruire dinamiche di esclusione razziale, di genere, di classe ed abiliste presenti nelle società europee. 

Educarsi reciprocamente prevede la messa in questione delle relazioni di potere che soggiacciono a qualsiasi situazione pedagogica, ad un livello macro e micro. Da una parte si tratta di incarnare un atteggiamento decoloniale, che sappia riconoscere i saperi a lungo svalutati, cancellati e negati, rintracciando le geografie dell’oppressione, per rinnegarle.

Dall’altra analizzare e trasformare i disequilibri di potere tra docente e discente, in una condizione verticistica, che si instaura tra chi pensa di poter insegnare da una posizione sapiente a chi riceve in una posizione di ignoranza. 

Per noi, ogni persona è portatrice di conoscenze, la relazione pedagogica è lo spazio dove queste possono germogliare e fiorire, in una disposizione non gerarchizzante, in cui il potere della conduzione, della presa di parola, della valutazione viene redistribuito.

Le pratiche artiviste sono il campo di azione che sperimentiamo per le nostre urgenze educative. L’artivismo afferma la possibilità delle pratiche artistiche impegnate di un’azione trasformativa diretta del reale, lavorando ad un tempo sul reale e sul simbolico, sul presente e sull’immaginario. 

I nostri riferimenti sono le pedagogie critiche, femministe e decoloniali, da Paulo Freire a bell hooks, passando per tutti gli incontri, i laboratori, le scuole che abbiamo sperimentato in questi anni tra l’Italia, la Francia, il Brasile, la Colombia. 

Cosa impariamo in questo percorso?
Che gli atti umani sono costruzioni culturali alle quali soggiacciono norme e regole stabilite da una posizione di potere, che determina un sistema di privilegi e oppressioni. Possiamo discutere, criticare e trasformare queste norme, per costruire collettivamente società più eque.

Che la presa di parola è una possibilità che si realizza attraverso il sentirsi legittime e legittimate all’interno di un gruppo sociale, valorizzate nella propria capacità di pensiero ed espressione. Viceversa si nutrono meccanismi di silenziamento ed esclusione. Possiamo quindi agire mettendo in atto situazioni pedagogiche il cui scopo sia di creare le condizioni perché tutte possano parlare e si sentano ascoltate.

Che la parola ed il discorso hanno un legame indissolubile con le geografie spaziali, culturali e sociali. Sono quindi sempre “situati”, ovvero determinati dal contesto in cui si nasce, si cresce e si vive. Queste sono mappe in cui sono chiaramente tracciate diseguaglianze di lungo corso. Possiamo imparare a chiederci da dove parliamo e rintracciare il posizionamento dell’altra, per ridisegnare tracciati più equi.

Che praticare l’ascolto profondo è necessario perché l’altr* si senta riconosciut* nel valore della sua esistenza e della sua parola. Dobbiamo quindi esercitarci a captare frequenze e voci silenziate.

Che un’attitudine Sentipensante reintegra i saperi del corpo con quelli della mente ed è il nostro presupposto per abbattere la gerarchia delle conoscenze, delle intelligenze.

Che costruire conoscenza è un atto di ricerca e creazione comune che si può manifestare come un’offerta e un dono, che si può generare affidandosi o sostenendosi, distribuendo e ricevendo il peso dell’altr*, prendendo coscienza della nostra interdipendenza.

Che praticare l’immaginazione utopica, la fabulazione critica, ovvero inventare storie che riscrivano la realtà, aiuta ad abbattere i limiti imposti, per mutare ciò che sembra immutabile.

Che i processi educativi che emancipano sono quelli che sfidano le dinamiche dominanti, paternaliste, patriarcali e razziali, verso l’affermazione di autonomia.

Come impariamo?

Si impara camminando, danzando, preparando un rituale, leggendo ad alta voce, cartografando la relazione tra corpo e spazio di vita, praticando l’ascolto profondo.  

Pensiamo che si impari insieme, collettivamente, ripensando le condizioni di apprendimento come atto di cura sociale rivolta agli esseri umani in ogni fascia d’età.
Rifiutiamo l’idea che l’apprendimento sia responsabilità esclusiva di un* docente e di un* studente e che si misuri con la stima delle acquisite competenze da parte di un individuo.

Ecco perché non troverete una dinamica unica di valutazione da applicare per misurare i risultati delle pratiche che vi proponiamo. Vogliamo piuttosto invitarvi a pensare a quali sono le motivazioni specifiche e contestuali che vi portano a proporre in un gruppo questi esercizi. Pensando a come gli obiettivi per cui ogni pratica è pensata possano felicemente nutrire quelli del vostro contesto. A partire da questo, vi invitiamo ad un processo collettivo di valutazione, quanto più lontano possibile da un giudizio per le persone che ne prendono parte, ma che attivi, dopo le pratiche, spazi in cui insieme al gruppo si stabilisce che tipo di valore ha creato l’esercizio, analizzando le condizioni positive o sfavorevoli che ne hanno influenzato la messa in atto.   

Siamo convinte che questa possibilità di discutere sul valore condiviso attivi tattiche e strategie di trasformazione, senza la quale ogni processo educativo è solo un processo di assoggettamento.

Progetto finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del Programma Erasmus+ Educazione degli adulti, che mira a sostenere principalmente gli attori dell’azione sociale, dell’inclusione, dell’educazione popolare e dell’economia sociale e solidale.

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