Dal Mare al Carcere: oltre la ricerca

Progetto ‘Dal mare al carcere’, primo report trimestrale, marzo 2022

A ottobre 2021, dopo un anno di lavoro, abbiamo pubblicato il report Dal mare al carcere: la criminalizzazione dei cosiddetti scafisti in Italia. La ricerca è stata condotta da attivistx del nostro circolo, insieme alle associazioni Borderline Sicilia e borderline-europe, con il supporto della rete transnazionale Alarm Phone. Dopo la pubblicazione del report, abbiamo deciso di strutturare un gruppo di lavoro per dare continuità alle attività intraprese, programmando di estenderle oltre la ricerca. Ci siamo resi conto, infatti, che abbiamo ricevuto tanto dalle persone intervistate e, per evitare di cadere nella tendenza ‘estrattiva’ che troppo spesso caratterizza i rapporti fra ricercatori da un lato, e persone migranti e/o criminalizzate dall’altro, abbiamo deciso di porre la ricerca vera e propria in secondo piano e concentrarci sul sostegno delle persone criminalizzate, secondo l’approccio di ascolto e presa in carico delle persone sviluppato negli anni dallo Sportello Sans-Papiers, e di costruzione di una rete di supporto reciproco in cui le persone che subiscono la criminalizzazione abbiano la possibilità di diventare protagonisti della solidarietà verso altre.

Per questi motivi rinnoviamo la nostra collaborazione con le associazioni borderline-europe e Borderline Sicilia nel progetto ‘Dal mare al carcere’. Siamo lietx inoltre di annunciare che alcune organizzazioni che si occupano di soccorso in mare – compagne di lotta per un mondo senza frontiere – sono state estremamente generose. Grazie al sostegno dell’equipaggio della Iuventa, del fondo di Carola Rackete e della Sea-Watch Legal Aid fund, il nostro gruppo può proseguire il proprio lavoro in una maniera inedita.

Contiamo nei prossimi mesi di tenervi aggiornatx sull’andamento del lavoro, non solo per illustrare i successi raggiunti e ringraziare per le collaborazioni e i supporti ricevuti, ma anche per condividere le prassi che stiamo sviluppando con le nostre reti.

Prendiamo ispirazione da tre parole chiavi per la nostra militanza: sostegno, ricerca e rete.

 

Sostegno socio-legale

Le persone che vogliamo sostenere nell’ambito del progetto sono accomunate solamente da due fatti: sono tutte persone arrivate in Italia via mare, e accusate del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Alcune sono già state condannate anni fa, altre sono appena arrivate e ancora sotto processo. Al di là di questi dati giuridici, si tratta di persone con estrazioni, culture e situazioni molto diverse fra loro, che vanno dal laureato all’analfabeta, dal contadino al calciatore o all’insegnante, dall’anziano al neomaggiorenne.

Stiamo seguendo i casi di circa cinquanta persone, con gran parte delle quali siamo in contatto diretto. La metà proviene dall’Africa Occidentale, un buon numero dall’Africa del nord, e altri dal Ciad e dall’Afghanistan. Metà di loro sono detenute; alcune sono trattenute in un CPR.

Stabiliamo contatti con le persone detenute tramite lettere, che scriviamo insieme ad altrx militantx della nostra rete, organizzando momenti di scrittura collettiva in cui si costruisce un rapporto con le persone detenute condividendo le gioie e i dolori che ne derivano. Cerchiamo di coinvolgere anche le persone che hanno interesse o esperienza diretta del carcere e della criminalizzazione, supportandole nella scrittura nel caso in cui siano analfabeti.

Abbiamo anche avviato contatti con alcuni avvocati/e che seguono i vari casi, sia di persone appena arrivate in Italia che, purtroppo, di quelle condannate definitivamente; in alcuni di questi casi supportiamo la possibilità di riaprire i processi. In altri casi la collaborazione con i legali è fondamentale per offrire alle persone detenute misure alternative alla detenzione (per un paio di persone stiamo cercando di organizzare la detenzione domiciliare) o supportare il fine pena, offrendo la necessaria informativa alle forme di protezione che impediscano il loro trasferimento dal carcere al CPR, una prassi tanto illegittima quanto frequente.

Un altro elemento del nostro lavoro consiste nel seguire le udienze delle persone ancora sottoposte a procedimento penale. Questo ci ha permesso di monitorare l’andamento di alcuni casi molto da vicino, procurando risorse e supporto agli avvocati/e, in particolare attraverso una denuncia politica della situazione cui veniva a trovarsi la persona criminalizzata, nonché facilitando la ricerca di nuove prove e l’accesso a materiale utile alla difesa. Ad esempio, abbiamo seguito il caso, e partecipato alle udienze, di Ahmed, un giovane ragazzo del Ciad che un mese fa è stato condannato a quasi sette anni di reclusione. Il caso dimostra il livello di deterioramento raggiunto dalla giustizia italiana quando si tratta di far fronte alla morte che avviene alle frontiere del paese. Secondo questa logica distorta un giovane ragazzo, lui stesso migrante, diventa il solo responsabile per la morte delle persone che hanno intrapreso il viaggio con lui, mentre i poteri europei, i veri responsabili di quei morti, non sono neanche indagati. Abbiamo pubblicato un approfondimento.

 

Ricerca

Il nostro report dell’ottobre 2021 ha incluso un’analisi numerica che abbiamo elaborato partendo dai dati quantitativi resi pubblici e dai dati estrapolati dalla cronaca. Questo metodo ci ha permesso di prendere in esame quasi mille casi individuati (le nazionalità delle persone accusate per lo più) e di ipotizzare che più di 2.500 persone sono state accusate di essere scafisti o di far parte dell’‘equipaggio’ dal 2013 in poi. Nonostante l’utilità di questi dati, i risultati appaiono provvisori e non precisi. Di conseguenza, in questi mesi abbiamo effettuato le prime richieste di accesso civico sotto forma di istanze FOIA (Freedom of Information Act) alle procure presso i tribunali siciliani, per iniziare ad ottenere dati più affidabili e scientifici.

Allo stesso tempo abbiamo continuato la nostra rassegna sistematica della cronaca, un compito per il quale collaboriamo con borderline-europe, che porta avanti questo lavoro ormai da sei anni.

 

Sviluppo di una rete

Lo sviluppo di una rete – o di più reti – è un punto fondamentale per sviluppare la conoscenza di questo fenomeno all’interno dei nostri movimenti, condividere strategie di solidarietà, e scambiare informazioni con professionistx e attivistx. Lavoriamo a tre livelli: locale, nazionale e transnazionale.

Al livello locale ci stiamo affiancando ad una rete sociale già esistente fra diverse persone accusate di aver guidato le barche, offrendo solidarietà, supporto e sostegno; alcune persone sono già passate dal carcere, altre sono in un limbo, in attesa della conclusione dei loro processi. Altri, per fortuna, sono stati assolti. E alcuni, va detto, sono ormai nostri amici. Fra una pizza, una birra e tante chiacchiere, abbiamo condiviso idee per il futuro del progetto e della ricerca cercando di coinvolgere più soggetti e di facilitare uno scambio aperto, nell’ottica di tenere insieme le persone che hanno subito la criminalizzazione al centro del percorso. Nonostante le barriere linguistiche (per la prima volta abbiamo svolto una riunione al circolo con traduzione simultanea in arabo, inglese e russo) e culturali, i nostri incontri sono stati caratterizzati da una bellissima atmosfera e da una volontà di conoscere l’altro e costruire qualcosa insieme. Si è creato uno spazio di aggregazione e scambio con i nostri compagni criminalizzati, anche attraverso, come già precedentemente accennato, all’attività di scrittura delle lettere alle persone detenute.

A livello nazionale, abbiamo preso i primi contatti con le realtà già esistenti e attive su altri territori di frontiera marittima, in particolare in Calabria e Puglia. E’ un lavoro ancora agli albori che ci auguriamo possa prendere forma e crescere nell’ottica di mettere in rete le realtà associative che possono diventare un punto di riferimento per le persone criminalizzate.

Il report e il nuovo progetto sono stati presentati a Palermo, al circolo Arci Tavola Tonda, e a Catania, presso la sede del Cobas. Sono stati momenti forti che hanno coinvolto altri attori e protagonisti, fra cui l’avv. Serena Romano della Cledu, l’avv. Filippo Finocchiaro dell’Asgi e Alfonso di Stefano della Rete Antirazzista Catanese. Vorremmo ringraziare anche borderline-europe per averci invitato a Berlino a novembre per presentare la nostra ricerca accanto a Dimitris Choulis del ‘Human Rights Legal Project’ (Grecia), Eric Mbiakeu, un compagno e artista dal Camerun che è stato accusato di aver guidato una barca nel 2018, e Sascha Girke della Iuventa. Ringraziamo anche Arci Nazionale per averci ospitato al festival Sabir ad ottobre dell’anno scorso, a Lecce. La presentazione di Lecce può essere rivista qui, e quella di Berlino – in lingua inglese – qua.

Chiudiamo con una citazione di Nelson Mandela che ci è molto cara: “essere liberi non significa solo spezzare le proprie catene. Significa vivere rispettando e valorizzando la libertà degli altri.”

contattateci!

dalmarealcarcere@arci.it

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