Sportello in movimento

Da circa 4 anni, oltre al nostro presidio cittadino del mercoledì, portiamo avanti un’attività settimanale di Sportello mobile, che quest’anno abbiamo strutturato in maniera tale da essere presenti sia negli insediamenti informali della Sicilia Occidentale – o nei comuni in cui si svolge prevalentemente un tipo di lavoro agricolo che richiede ingente manodopera stagionale – sia nei pressi dei centri di accoglienza di primo e secondo livello, in particolare per donne e nuclei familiari delle province di Palermo e Trapani. Il nostro obiettivo è dare supporto sociolegale e voce alle categorie sociali che si rivolgono al nostro sportello del mercoledì che risultano più soggette a processi di marginalizzazione e a rischio di sfruttamento lavorativo e sessuale, abusi e stratificazioni delle violenze.

Per quanto riguarda gli insediamenti informali, da quattro anni, il nostro Sportello Mobile svolgeva un’attività di supporto socio-legale presso l’ex-cementificio tra Castelvetrano e Campobello di Mazara, il “ghetto”, che abbiamo più volte provato a raccontare come luogo di vita dai tanti significati, diversi quante erano le persone che lo abitavano. Come abbiamo denunciato e raccontato, lo scorso 24 maggio, gli abitanti e le abitanti dell’insediamento informale sono state sottoposte a sgombero con una spropositata, quanto non annunciata, operazione delle forze dell’ordine, coordinata dalla Prefettura di Trapani [1]. Noi continuiamo nella presa in carico di tali persone, sebbene esse siano ancor più marginalizzate e invisibilizzate nei magazzini di campagna, nelle case occupate di altri comuni, pochi in case di amici. Oggi che la stagione di raccolta si è aperta nuovamente, “Fontane d’oro”- l’insediamento formale gestito annualmente dalla Croce Rossa e destinato ad ospitare i braccianti stagionali per la raccolta delle olive – è ancora chiusa e i moduli abitativi ancora parzialmente smontati. 

Durante i mesi estivi inoltre, la nostra equipe mobile è andata nei comuni della provincia palermitana maggiormente interessati dal lavoro agricolo, tra cui Roccamena, Partinico, Trappeto, Caccamo e Cerda, incontrando tanti braccianti agricoli e fornendo, ove necessario, supporto sociolegale. Oltre ad alcuni gravi casi di sfruttamento lavorativo legato anche alla soluzione abitativa, le criticità maggiori che abbiamo riscontrato sono legate alla precarizzazione di un lavoro che costringe a spostarsi continuamente per seguire le raccolte e alla difficoltà di accesso alle cure. Per cure si intendono l’accesso ai servizi sanitari di base, l’assegnazione di un medico di medicina generale, il rilascio della tessera sanitaria e l’accesso al punto di primo intervento. Quello che ci ha colpito invece è la solidarietà tra i braccianti per cui ospitare un amico, un conoscente, un connazionale che arriva solo per farsi la stagione, è la normalità. Sono i lavoratori stessi che, di fatto, sopperiscono alle mancanze e all’assenza totale di un apparato statale che non si interroga neanche delle necessità di chi, tuttavia, porta avanti le economie locali – e, talvolta, nazionali. 

In questi mesi, il lavoro di supporto si è anche focalizzato sulla condizione delle donne e dei nuclei familiari nei centri di accoglienza, in particolare nei CAS, della provincia di Palermo e Trapani. Il motivo è da ricercare nel fatto che molte sono state, nell’ultimo anno, le donne in accoglienza che si sono rivolte al nostro sportello del mercoledì per il supporto sociolegale, raccontando di gravi mancanze e mancate tutele da parte di un sistema di accoglienza ormai ufficialmente al collasso, dopo anni di smantellamento. A parte i casi più gravi, per il momento quello che è emerso è una tendenza sistemica alla marginalizzazione delle persone beneficiarie di accoglienza che spesso, proprio per la perifericità di alcuni centri, non hanno la possibilità di seguire effettivi percorsi di integrazione sociale e/o lavorativa o di usufruire in autonomia di determinati servizi non più assicurati da bando. In alcuni casi non è fornita alcuna informativa rispetto al tipo di accoglienza di cui le ospiti sono titolari e dei diritti che dovrebbero essere loro garantiti, né sulle possibilità di accesso a percorsi di alfabetizzazione e formazione, né tantomeno un’informativa legale approfondita e mediata. Non è raro, inoltre, che non siano assicurati dei servizi di trasporto alternativi in luoghi in cui il trasporto pubblico è del tutto inesistente. In alcuni casi, inoltre, l’accesso alle scuole materne è problematico e avviene molto in ritardo, come problematico è l’accompagnamento dei bambini a scuola. Poche donne hanno accesso ai consultori e sono messe nelle condizioni di sapere dove e a chi rivolgersi per le cure specifiche. Per non parlare della possibilità di supporto psicologico, particolarmente urgente per chi lungo la rotta migratoria ha subito GBV (gender based violence) e trattamenti crudeli, inumani e degradanti. 

La nostra equipe di Sportello Mobile, quest’anno è formata da una caseworker, un’operatrice legale, un mediatore pear to pear, una mediatrice arabofona e una consulente esterna su tematiche di genere. Il supporto sociolegale si concretizza affiancando le persone nel percorso di consapevolezza dei loro diritti non solo relativi allo status giuridico, ma anche in merito alle cure e sulla situazione lavorativa; cercando una soluzione abitativa alternativa insieme a chi vuole/necessita; facilitando l’accesso ai servizi territoriali attivi, in particolare ai presidi sanitari e agli uffici pubblici.

Se stai vivendo anche tu una situazione simile o ti è stata raccontata da una persona che conosci e vuoi fare segnalazione, puoi scriverci su @FB o IG o alla mail sportellosanspapiers@gmail.com

 

 

[1] Ricostruire sulle macerie – blog  

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